LE NINFE
Antichissimi spiriti che animavano boschi, acque e montagne, le ninfe erano divinità minori associate a un particolare luogo.
Dal greco antico “νύμφη” – giovane fanciulla, venivano raffigurate come bellissime giovinette con movenze graziose, testa leggiadra e ornata di fiori. Nude o coperte da vesti leggere e svolazzanti, amavano danzare, cantare e amoreggiare con uomini e satiri.
Nella mitologia latina il loro culto si legò alle fonti e alle acque correnti. Le Camene (divinità arcaiche delle sorgenti) erano quattro: Egeria, Carmenta, Antevorta e Postvorta. A loro venivano attribuite facoltà profetiche e ispiratrici.
Egeria fu guida e consigliera del secondo re di Roma, Numa Pompilio, promotore della concordia fra le prime tribù romane. Da “ager” – terra da coltivare e “agger” – il terrapieno di difesa, Egeria era una divinità femminile arcaica e potente, nata dai culti della terra, in grado di ispirare al re della nuova città saggezza, concordia e pacificazione.
Antevorta (che guarda avanti) e Postvorta (che guarda indietro) erano legate al parto. Venivano invocate perché il feto si presentasse nella giusta posizione (con la testa in avanti) e fosse salvato se si presentava al contrario. Dee della vita e della morte, connettevano la natura arcaica e protettrice a quella oracolare e dell’oltretomba.
Carmenta da cui si faceva derivare il termine “carmen” – canto, racconto epico, poesia, aveva qualità oracolari. In seguito divennero più di una (Carmentis) fino a diventare la personificazione romana delle Muse.
Fu proprio alle Camene che Numa Pompilio, già dal VII-VI secolo a.C., consacrò il bosco presso la fonte di Egeria, fuori Porta Capena. Nel mese di gennaio vi si celebravano le feste Carmentalia, con offerte di latte e acqua in cambio di profezie e divinazioni. E fu sempre qui, alla fonte sacra, che per lunghi secoli le vestali vennero ad attingere l’acqua necessaria al culto. Mentre le spose si ornavano il capo di fiori e vi si recavano in processione, portando fiaccole e spighe di grano, partecipando con devozione ai riti sacri, pregando le ninfe di donare loro la vita e la fecondità.